In questo articolo vi presenteremo una testimonianza unica riguardante il processo di produzione dell'olio di oliva e il funzionamento dei frantoi oleari antichi. Tale descrizione è stata fornita dal nostro stimato Nonno Giuseppe, che ha vissuto in prima persona questa esperienza. Grazie alla sua memoria vivida e alla sua grande passione per le tradizioni, saremo portati indietro nel tempo, in un'epoca in cui l'estrazione dell'olio d'oliva era considerata un'arte che richiedeva abilità, duro lavoro e pazienza.
Siamo certi che questa testimonianza sarà di grande interesse e utilità per tutti coloro che nutrono una passione per la storia e le antiche tradizioni italiane.
Il processo di produzione dell'olio di oliva nei frantoi antichi descritto da nonno Giuseppe era un lavoro lungo e laborioso.
Innanzitutto, le olive raccolte venivano trasportate in frantoio (”u trappitu”) all’interno di sacchi di canapa. Le olive quindi venivano versate nella fonte della mola olearia di granito e macinate. In questo modo si otteneva la pasta olearia che veniva raccolta e disposta all’interno delle fiscole (dette anche “coffe”), ovvero dischi di fibre vegetali per essere ulteriormente lavorata.
Le fiscole piene di pasta franta veniva impilate le une sopra le altre e poste all'interno di un torchio che permetteva di generare una pressione tale da comprimere e spremere la pasta, così da ottenere un liquido composto da acqua di vegetazione e olio. Il liquido veniva stoccato in tine per diverse ore, in modo da permettere la separazione spontanea tra acqua di vegetazione e olio. L'olio infatti, essendo più leggero, tendeva a salire a galla e veniva raccolto con un boccale e versato in un recipiente di ferro. Successivamente, l'olio veniva travasato in un altro recipiente per eliminare le impurità che erano nel frattempo raccolte sul fondo del primo; ed ecco che l'olio era pronto per essere consumato o venduto.
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